Le giornate finalmente si allungano e la luce primaverile avvolge ogni cosa con dolcezza. A Kilis, i bambini emergono dalle loro stanze grigie e umide, lasciandosi alle spalle un inverno trascorso in spazi precari, poveri e sovraffollati, tra materassi e oggetti raccolti durante l’esilio in Turchia, a un passo da casa.
Il calore della nuova stagione riaccende il desiderio di tornare in Siria, alimentato da voci contrastanti di possibilità. Alcuni profughi sono già rientrati, soprattutto famiglie che avevano mantenuto legami e appoggi, in attesa di capire cosa riserverà il futuro. La Siria che ritrovano, però, è un paese in ginocchio, da ricostruire dalle fondamenta, ancora vittima dell’incertezza e della brutalità di un governo senza un autentico programma democratico e inclusivo.
Secondo i dati dell’UNHCR, la situazione umanitaria in Siria rimane estremamente grave e complessa, la sicurezza non è garantita e strade e villaggi sono disseminati di mine antiuomo, rendendo pericolosissima la presenza nei territori liberati dall’esercito di Assad. Chi ha scelto di tornare si trova a fronteggiare le condizioni disperate di un paese privo dei servizi essenziali, da quelli sanitari a quelli scolastici, dove mancano persino i beni di prima necessità.
Tuttavia, la speranza, come un germoglio primaverile, rinasce ogni giorno e, dopo oltre 14 anni di esilio, spinge un numero crescente di rifugiati a rischiare una miseria ancora più acuta pur di rientrare nella loro terra. In vista di questo possibile esodo inverso, abbiamo stabilito un contatto con l’Ambasciata Italiana a Damasco per monitorare la situazione e offrire assistenza sicura alle nostre famiglie, anche in caso di rimpatrio. La collaborazione con le Autorità italiane in Siria ci fornirà un quadro reale e aggiornato, utile anche per valutare l’ampliamento della nostra presenza a sostegno dei bambini siriani direttamente nel loro paese.
La fiducia costruita in otto anni di vicinanza ai bambini rifugiati ci consente di guardare al futuro con concretezza, nonostante l’instabilità del presente. Una fiducia condivisa con i nostri sostenitori, che conferma la forza della solidarietà e l’impatto tangibile nella vita dei bambini più vulnerabili.
Nel frattempo, le attività di Joy proseguono senza sosta:
– Sono riprese le lezioni di inglese nel nostro Happiness & Cultural Center, dopo la breve pausa per le celebrazioni dell’Eid a fine Ramadan. Le studentesse e i bambini riempiono le aule, desiderosi di imparare e per prepararsi all’esame di valutazione finale che faremo a luglio e dopo il quale riceveranno i diplomi di Joy!
– Continuano le sessioni di fisioterapia per Hala e Sham, con progressi straordinari! Hala si muove con maggiore agilità e autonomia, senza bisogno di supporto esterno o del suo vecchio deambulatore; Sham è più forte e stabile, riesce a stare in piedi da sola e a eseguire piccoli esercizi di ginnastica posturale.
– Wiam, Ahmed, Bayan, Sara, Hassan e Somaya, una nuova bambina del progetto “Adotta una Maestra”, proseguono con le lezioni personalizzate insieme alle insegnanti Ola e Sara, mentre Karam e i suoi fratelli frequentano con profitto e attenzione il programma di arabo con la maestra Ola.
– Le arnie di JOasY, nel Parco dei Nebrodi, sono in piena attività e le piccole api nere volano freneticamente tra gli alberi, approfittando della splendida fioritura primaverile per produrre il miele dorato di Joy e per sostenere la natura con la loro preziosa azione di impollinazione.
– Il gemellaggio con le scuole italiane si sta ampliando e, per il prossimo anno scolastico, altri istituti saranno coinvolti nel programma che li vedrà impegnati con i coetanei rifugiati.
Viviamo tempi difficili per l’umanità, ma in Joy sentiamo la responsabilità di diffondere una cultura di pace e fratellanza. Per questo, dobbiamo rafforzare il nostro impegno a favore delle nuove generazioni, che devono poter contare sul sostegno di chi le ha precedute.